4° CONGRESSO PROVINCIALE DI UDINE
Sabato 17 settembre 2011
Sabato 17 settembre 2011
RELAZIONE DEL SEGRETARIO PROVINCIALE
ALESSANDRO TESOLAT
Oggi celebriamo il quarto Congresso provinciale dell’Udc. Lo facciamo in un momento delicato e difficile per il nostro Paese. Lo celebriamo in un momento nel quale la politica, anche a causa della crisi, ha toccato il suo livello più basso nel grado di considerazione da parte dei cittadini. Credo di poter dire senza timore di essere contraddetto che non solo in questa fase il sentimento di antipolitica, inteso come critica forte all’attuale sistema partitico italiano, è predominante nella Società, ma credo sia molto forte anche un’ulteriore sentimento, forse più pericoloso del primo ovvero il disinteresse per la politica.
La convinzione che la vita di ognuno di noi vada avanti indipendentemente dalle scelte fatte dai governanti. Un po’ come accade in Belgio che, incapace di formare una maggioranza dopo oltre un anno dalle elezioni, ha un Governo che si occupa soltanto dell’ordinaria amministrazione e il Paese va avanti lo stesso.
Se questo è il quadro viene da chiedersi che fine abbiano fatto le ambizioni di una politica, quella italiana, storicamente caratterizzata da grandi progetti, grandi aspettative, grandi disegni ideali.
Viene da chiedersi perché la politica di oggi abbia sostituito i confronti ideali con le risse e la capacità di progettare con la grande difficoltà nell’affrontare i problemi. I problemi di un sistema globalizzato che sta mettendo in crisi mezzo pianeta, in particolare la parte che in questi decenni si è sviluppata di più. Va detto che le colpe non sono tutte della politica/non politica dell’oggi.
Il debito, gli sprechi, le clientele, il mancato sviluppo di intere aree del Paese sono eredità del passato. La difficoltà ad individuare efficaci politiche contro la crisi e per lo sviluppo sono un problema di tutti. Si pensi alla locomotiva Germania che sembrava aver ripreso a correre, ma nell’ultimo mese si è fermata. Si pensi alle aspettative che stavano dietro l’elezione del Presidente Obama alla Casa Bianca ed alle enormi difficoltà che invece incontra nell’azione di governo. Quindi la difficoltà di tutti sta nel tradurre le idee ed i progetti in efficaci azioni di Governo.
In Italia c’è un problema in più, che per questo la rende più fragile, ovvero la debolezza estrema del sistema politico, la fragilità o inesistenza di partiti in grado di essere tali. In Italia sono deboli i Partiti intesi come organizzazioni democratiche, che favoriscono il confronto tra le idee e che producono progetti per il Governo del Paese. Quasi tutti i partiti italiani sono caratterizzati da un eccessivo leaderismo o personalismo che, in diverse situazioni, sconfina nel partito padronale.
In questo scenario vanno colti alcuni, ancora deboli segnali di inversione di marcia. Penso al Partito Democratico che fin dalla sua costituzione ha avviato un processo democratico interno, ma talmente farraginoso da renderlo spesso inefficace e poco comprensibile. Penso alla Lega Nord che pur vivendo di congressi tutti regolarmente e democraticamente celebrati, vive ancora della luce riflessa del suo leader carismatico. Penso al Pdl che tutti conosciamo con le sue caratteristiche di grande partito, ma con una sola persona che comanda e che ora, con la stagione appena avviata dal segretario Alfano, sembra voler introdurre un sistema di congressi e di primarie che, se attuato, ne rivoluzionerebbe la natura e probabilmente anche il rapporto con l’Udc.
Penso naturalmente all’Udc e questo passaggio richiede senz’altro un approfondimento. Le vicende interne dell’Udc le conosciamo e non possono essere oggetto di polemica congressuale perché un congresso deve essere lo strumento utile per guardare avanti e per rafforzare un soggetto che sia considerato utile dagli italiani, questo deve essere il nostro obiettivo.
L’Udc nazionale ha vissuto un travaglio interno in questi ultimi due anni, travaglio che voglio interpretare in senso positivo, ma senza tralasciarne i punti deboli che si sono evidenziati da soli. Lo voglio interpretare come il legittimo tentativo di costruire una forza politica con una maggiore incidenza nella società italiana.
Tentativo che ha portato ad un percorso finalizzato ad aprire il partito, a rinnovarne la classe dirigente. Tentativo che ha portato, un anno e mezzo fa, ad individuare un nuovo soggetto, solo in parte definito e chiamato simbolicamente “Verso il Partito della Nazione”.
Non dimentichiamoci che sul sito internet dell’Udc nazionale era stato lanciato il concorso per idee finalizzato alla creazione di un nuovo simbolo e di un nuovo nome. Tentativi legittimi, ripeto, per una forza politica ambiziosa come la nostra e che sono stati calati nelle diverse realtà locali con alterne fortune.
L’obiettivo del partito aperto e del ricambio non può che essere condiviso, è il nostro obiettivo. Va però rilevato come esso vada perseguito nel rispetto delle regole interne e come debba riguardare tutto il partito ad iniziare dai vertici romani che non possono esserne esclusi. Sul percorso “Verso il Partito della Nazione” rilevo due cose. Da un lato è vero che nella nostra realtà regionale ha permesso nelle diverse province l’ingresso di nuove energie, dall’altro debbo constatare come nel convegno di Chianciano svoltosi la scorsa settimana poco si sia parlato del Partito della Nazione. Dunque un obiettivo mancato? Un percorso impercorribile?
Non sta a me dare la risposta. Credo però resti la imprescindibile necessità, che ci trova tutti d’accordo, anche in questo Congresso, di modellare un partito sempre più aperto verso il sentire della Società e verso quanti ritengano di impegnarsi tra le nostre fila. A Chianciano sono state ribadite le riflessioni dell’Udc, le nostre critiche, le nostre proposte sulla politica italiana.
E’ evidente che il panorama nazionale è talmente ricco di incognite che quasi tutti i protagonisti devono in qualche modo sottostare alla regola non scritta che oggi impone alle forze politiche di essere presenti, di far sentire le proprie parole d’ordine, le proprie proposte, ma di restare in attesa che qualcosa succeda. Qualcosa che tutti identificano con il cambiamento del sistema politico italiano ed anche di qualche suo protagonista.
Le forze politiche oggi, sembrano degli sprinter pronti a correre una staffetta. Ma nessuno sa quando partirà la vera gara. Se questa è l’attuale situazione ritengo sia altrettanto imprescindibile che il partito nazionale garantisca la necessaria autonomia, ovviamente nei limiti dei progetti politici dell’Udc nazionale, alle realtà regionali che, agendo in differenti contesti, stanno invece già facendo quella corsa e si sentono pronte a ripartire. Intendo dire che l’attuale fase di stallo e di attesa della politica nazionale non può e non deve bloccare il lavoro di progettazione e di proposizione delle realtà regionali dell’Udc che non devono e non possono limitarsi alla testimonianza, ma devono invece avere un’intelligente autonomia ed essere quindi capaci di scegliere le loro alleanze per mettere in pratica le loro capacità propositive e di governo.
Quindi se il nostro lavoro in Frilui Venezia Giulia avrà queste caratteristiche e questo obiettivo, il contributo che abbiamo il dovere di dare per la crescita delle nostre Comunità passa a partire da oggi, attraverso il rafforzamento di un partito, il nostro partito, capace di coniugare impegno, democrazia, progettazione, crescita. Un soggetto dove l’impegno dei singoli deve tradursi in servizio per la Comunità.
Al secondo ed al terzo congresso provinciale dell’Udc avevamo indicato alcuni obiettivi per permettere al partito di crescere e di essere efficace. Avevamo parlato di:
- Partito territoriale, ovvero che fa del radicamento sul territorio il suo punto di maggiore forza.
- Partito aperto, ovvero che incentiva l’ingresso di nuovi aderenti.
- Partito delle regole a garanzia dell’impegno di tutti e per evitare confusione di ruoli.
- Partito della coerenza politica, ovvero della corrispondenza tra le scelte politiche dei diversi livelli, pur salvaguardando l’autonomia e la particolarità delle realtà comunali.
Il raggiungimento di questi obiettivi è avvenuto grazie all’impegno di tutti gli aderenti al partito provinciale che hanno sacrificato il loro tempo libero, che hanno impegnato il loro ingegno, la loro voglia di fare all’interno del partito ed all’interno delle istituzioni. A tutti questi amici volontari con i quali, come segretario, ho condiviso il nostro percorso va il mio grazie, grazie accompagnato dalla constatazione che si sono creati rapporti che spesso vanno oltre la politica, rapporti che credo abbiano segnato e segneranno il percorso di vita di molti di noi.
Per questo non esito ad affermare come senza il lavoro che c’è stato da parte di tutti voi l’Udc non esisterebbe in Provincia di Udine. Il raggiungimento di questi obiettivi ha permesso una crescita dell’Udc provinciale senza eguali nell’ambito regionale ed anche in un ambito territoriale molto più vasto come il Nord Italia.
Solo alcune province venete hanno raggiunto risultati simili. Cito pochi ma significativi dati: crescita dei voti da 11.000 a 29.000 con una percentuale, raggiunta nel 2008 dell’8,5% forse la più alta dell’Udc in tutto il Nord del Paese.
Crescita della presenza nelle istituzioni con un centinaio tra assessori e consiglieri comunali, con una decina di sindaci, con un gruppo consiliare provinciale e due assessori con due consiglieri regionali ed un assessore regionale con un parlamentare.
Questi dati si commentano da soli e non sono arrivati dal cielo, ma sono il frutto di un lavoro fatto da voi tutti, da noi tutti. Lavoro che ci ha permesso di ottenere buoni risultati anche alle ultime elezioni amministrative (penso in particolare a Cividale l’anno scorso e Latisana quest’anno) pur di fronte alle difficoltà elettorali registrate invece dal partito nazionale.
Un partito, il nostro, che, per continuare a crescere deve riconfermare gli obiettivi che abbiamo perseguito ma deve saper compiere un ulteriore salto di qualità.
- Penso ad un partito che sappia darsi un’organizzazione ancora più efficiente sia con una nuova ed ulteriore apertura di sezioni territoriali, sia attraverso il lavoro dei Dipartimenti tematici, strumenti indispensabili per articolare le nostre proposte programmatiche. Va citato positivamente, in questa direzione, l’impegno che la nostra iscritta MariSol Calligaro sta mettendo nel coordinamento del neo costituito Dipartimento per le politiche sociali e sanitarie.
- Penso ad un partito che sappia coinvolgere soprattutto i giovani che sono la vera risorsa di cui disponiamo e voglio sottolineare il gran lavoro fatto dal responsabile provinciale dell’Udc Giovani Nicola Gerussi. Il coinvolgimento dei giovani, che deve essere anche all’interno degli organi dell’Udc, passa attraverso una solida politica di formazione di cui dovrà farsi carico in particolare l’Udc regionale per favorire la crescita dei nostri giovani e dei nostri amministratori, per introdurre i primi alla politica ed all’amministrazione, per rendere sempre più preparati i secondi.
- Penso ad un partito che sa programmare e facilitare il ricambio attraverso strumenti semplici ma efficaci come il coinvolgimento dei nuovi iscritti nella vita dell’Udc provinciale e dei suoi organi, la formazione, il limite dei mandati, ma soprattutto il lavoro di squadra. Perché è il lavoro di squadra che permette ad un partito di essere di tutti i suoi iscritti e non di uno solo, è il lavoro di squadra che permette di formare un gruppo dirigente capace.
Se il lavoro di squadra permette il ricambio è chiaro che questo obiettivo non può essere solo declinato, ma deve essere anche praticato. Ricambio significa poter impegnare diversamente le energie presenti nel partito per favorirne la crescita. Ricambio è forse l’obiettivo più difficilmente realizzabile dalla classe politica italiana che anche per questo gode del bassissimo indice di popolarità che conosciamo.
Assistiamo a parabole politiche pluridecennali, a presenze nelle Istituzioni altrettanto pluridecennali che si trasformano in vere e proprie carriere. Ricambio vuole invece dire sapersi impegnare in luoghi, momenti e modalità diverse. Se il Ricambio è un’opportunità che un partito che vuole crescere deve saper cogliere, sono il primo a crederci ed a impegnarmi.
Per questo, dopo sette anni di impegno nel ruolo di segretario provinciale di Udine ritengo che questo mio impegno debba considerarsi concluso e che il mio lavoro debba continuare all’interno del partito, in modo non diverso da questi sette anni, ma con un ruolo che può essere diverso. E’ un percorso in cui credo, ma lasciatemi dire che vuole anche essere uno scossone interno verso un partito che deve essere in grado di far crescere una classe dirigente e non solo quattro o cinque leaders, una sfida che lancio ad altri, forte di essere il segretario provinciale che in questi anni ha visto la sua Provincia crescere di più.
Una sfida che non finisce qui perché sarà sicuramente oggetto di confronto nella prosecuzione dei passaggi congressuali che ci attendono in tutta la nostra Regione. Da questo Congresso ripartiamo con un partito che è ben presente nelle istituzioni locali, in particolare in molti comuni, che guida, insieme agli alleati, la Provincia di Udine e la Regione. Alleanze, queste ultime, nate nel 2008, in coerenza con il nostro percorso politico degli anni precedenti.
La mia convinzione è che, pur di fronte alle difficoltà della politica che ho ricordato all’inizio il ruolo dell’Udc in queste due maggioranze sia positivo, come positive sono le scelte di governo attuate in questi anni da Provincia e Regione.
Dico subito che non interverrò nel dibattito sulle riforme istituzionali, sulla soppressione delle province, sui costi della politica e su altro. Non interverrò perché pur avendo precise idee e convinzioni credo che in queste settimane abbiamo assistito a troppi interventi di singoli, a troppe prese di posizione che sembrano essere finalizzate ad avere un po’ di spazio sui giornali.
Credo invece corretto che chi ricopre un ruolo all’interno di un’istituzione debba dare il suo contributo ad iniziare dall’approfondimento dentro gli organi del partito di cui fa parte e che rappresenta e mi riferisco proprio a quegli organi che noi andiamo a rinnovare attraverso il congresso di oggi ed il prossimo congresso regionale. Sono gli organi che dovranno parlare per tutti noi.
Ringrazio per il lavoro fatto ed anche per la facilità di interlocuzione con il partito i nostri amministratori provinciali, il Capogruppo Beppino Govetto, gli assessori Luca Marcuzzo ed Enio Decorte e naturalmente anche il nostro Ottorino Faleschini, fino a ieri assessore provinciale e da poco diventato Sindaco di Paularo. Nuovo sindaco insieme a Roberto Festa e Roberto Sabbadini da poco eletti primi cittadini di Aiello e di Torreano. Che si sono uniti agli altri nostri sindaci Giorgio Morocutti di Ligosullo, Paolo Urbani di Gemona, Andrea Mansutti di Tricesimo, Andrea Zuliani di Campoformido, Roberto Fedele di Trivignano, Fabrizio De Marco di San Vito al Torre.
Un patrimonio, quello dei nostri sindaci e dei nostri amministratori che dimostra la serietà e le capacità del partito provinciale.
Il quadro politico regionale ha una caratteristica che va richiamata in questo Congresso. Siamo rimasti l’unica regione dell’Italia Settentrionale, insieme alla Liguria, in cui l’Udc è in maggioranza e governa. Siamo invece all’opposizione in Piemonte, dove alle elezioni regionali del 2010 ci eravamo alleati con la sinistra ed all’opposizione in Lombardia e Veneto dove, dopo diversi anni di alleanza con il centro destra ci siamo presentati da soli in coerenza con la politica nazionale del partito.
In Liguria governiamo insieme alla sinistra, nella nostra regione abbiamo mantenuto l’alleanza di centro destra con il Pdl e la Lega. E’ evidente che questo quadro disarticolato è più il frutto di una situazione nazionale, che di situazioni locali. E’ un quadro che forse non ci aiuta ma che non può impedirci di fare una riflessione politica sullo stato dell’arte nella nostra Regione.
Sono convinto che il giudizio sull’attività del Governo regionale non possa che essere positivo. Parti importanti del programma elettorale sono state attuate pur in presenza di una crisi che al momento delle elezioni non era ancora prevedibile.
La Regione ha reagito, non solo approvando una normativa anticrisi e di sostegno alle attività produttive riconosciuta come positiva da molti attori del mondo del lavoro e dell’imprenditoria, ma ha saputo intervenire con lungimiranza anche sul pesante debito pubblico regionale lasciatoci in eredità dal Governo Illy e dalla sua alleanza di centro sinistra.
L’Udc ha partecipato da protagonista all’attività legislativa regionale ed ha ottenuto che in questa legislatura venissero stanziati fondi a sostegno della famiglia come mai era accaduto in passato. Una legislatura che ci ha visto non concordi con le posizioni della Lega nel campo del welfeare, ma che ora richiede a tutti una presa di coscienza comune degli impegni che dovremo o potremmo dover affrontare a causa delle difficoltà del Bilancio statale.
Per questo ritengo che l’impostazione data in queste settimane dal Presidente Renzo Tondo, che senza venire meno ai doveri di solidarietà nazionale, ha preso in mano la bandiera della buona amministrazione e dell’autonomia, senza lesinare critiche al Governo nazionale, vada supportata con convinzione dal nostro partito.
E’ in gioco il futuro della Regione e l’Udc deve saper fare la sua parte.
Un percorso rispetto al quale dobbiamo decidere come impegnarci e lo dobbiamo fare proprio attraverso la celebrazione dei nostri congressi provinciali e regionale. Il Congresso regionale, in particolare, dovrà segnare il percorso futuro del partito e le alleanze senza incertezze e senza trascinamenti all’ultima ora utile.
Concludo con una convinzione.
Quando mi sono iscritto al Ccd, partito dalla cui evoluzione è nato l’Udc, ricordo che un giorno parlando con un componente della Direzione nazionale del Partito gli chiesi se c’era qualche possibile ostacolo nell’impegno per chi come, me non era democristiano.
La risposta è arrivata qualche anno dopo, quando il secondo Congresso provinciale dell’Udc mi ha eletto Segretario. Voglio dire che sono orgoglioso di essere all’interno di un partito che ha saputo coniugare e rispettare la tradizione e la novità, che in Friuli in particolare ha saputo essere un partito aperto, un partito che Pierferdinando Casini ha definito alcuni anni fa conservatore nei valori e riformista in economia.
Un partito che, anche per il prossimo futuro, ne uscirà modellato come noi, ovvero gli iscritti, decideremo di modellarlo attraverso i congressi. Un partito che abbiamo costruito dal niente con le nostre mani e con il nostro ingegno. Insieme abbiamo attraversato momenti difficili e momenti di soddisfazione, insieme abbiamo attraversato momenti di confronto, anche aspro ma che ci hanno sempre arricchiti e fatto crescere.
Insieme abbiamo costruito un partito che con le sue donne ed i suoi uomini, con i suoi valori e con le sue proposte ha caratterizzato la vita politico amministrativa della nostra Provincia e della nostra Regione.
Un partito al servizio del nostro territorio. Questo è stato il nostro obiettivo, questo dovrà essere l’obiettivo del nostro futuro. Come ho detto prima, le forze politiche oggi sembrano in attesa che qualcosa succeda. Sono come degli sprinter pronti a correre una staffetta in attesa che la gara parta.
Ecco, io credo invece che la nostra gara sia partita da tempo e noi abbiamo corso bene, ma ora dobbiamo concentrare tutte le nostre forze per vincerla.
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