Se un cittadino non vuole essere chiamato al telefono
da operatori commerciali, credo sia suo diritto
pretendere di non essere disturbato.
A maggior ragione dovrebbe esserlo se un cittadino
si è addirittura preso la briga di iscriversi nell'apposito
"registro pubblico delle opposizioni" per dichiarare
di non gradire questo genere di chiamate.
Privacy dovrebbe essere anche sinonimo di rispetto,
ma di fatto questo rispetto non è garantito.
Molte persone, nonostante l'iscrizione, continuano infatti
ad essere tormentate dal telemarketing selvaggio.
Lo ha affermato nell'Aula della Camera il deputato friulano dell'UDC Angelo Compagnon che durante il Question Time ha sollecitato un giro di vite sul problema delle telefonate commerciali agli utenti privati.
Noi crediamo che innanzitutto non dovrebbero essere gli utenti ad assumersi l'onere di iscriversi nel registro, cosa peraltro non facile e immediata. Ma se nemmeno questa incombenza a carico dell'utente basta a fermare l'invasione delle comunicazioni pubblicitarie moleste, allora questo registro non serve a nulla.
Ci rendiamo conto che il telemarketing selvaggio non è il primo problema degli italiani, ma ci auguriamo che il ministero dello Sviluppo Economico intervenga su questo tema per garantire al cento per cento il rispetto della privacy almeno a chi ha fatto di tutto per difendersi dall'invasione telefonica di proposte commerciali.
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