domenica 12 febbraio 2012

La relazione congressuale dell'onorevole Angelo Compagnon

IV Congresso Regionale
dell'UDC - Friuli Venezia Giulia


Relazione dell'on. Angelo Compagnon, Coordinatore Regionale uscente

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"Congresso" è un termine che negli ultimi anni ha perso il suo significato autentico, cioè quello di un confronto serio, leale e coraggioso sul ruolo del Partito, sul messaggio da dare all'opinione pubblica e sul rapporto con le altre forze politiche, al fine di un'azione efficace.

Ha perso il suo significato privilegiando accordi finalizzati all'unità, comunque comprensibili per certi aspetti contingenti, ma che nel tempo non hanno prodotto i risultati sperati.

Constata la drammatica situazione del nostro Paese, si impone ora al nostro interno, una riflessione seria ed approfondita con noi stessi, per essere poi leali con i cittadini. Molti, in questi giorni, ci chiedono la ragione del nostro sostegno al Governo Monti e alle sue riforme. Prima di rispondere dobbiamo chiederci il perché l'Italia sia arrivata al Governo Monti.

Da oltre 6 anni, prima con il Governo Prodi, poi con quello Berlusconi, il nostro Partito e da quando si è costituito, anche il Terzo Polo, hanno chiesto di non rinviare scelte dolorose, come la riforma previdenziale, perché ogni rinvio ci sarebbe costato salato.

Prodi ci ha risposto con l'abolizione dello scalone e Berlusconi aveva dichiarato che i conti previdenziali erano in equilibrio. Tutti sappiamo che così non era e che stavamo scaricando sui nostri figli il costo dei privilegi della nostra società. Ci siamo assunti, quindi, la responsabilità della condivisione e della partecipazione all’impegno nazionale, avendo a cuore il bene dell'Italia, con la consapevolezza che il baratro, come accaduto in Grecia, è dietro l'angolo.

(continua)

Non siamo contenti ma siamo convinti.

Dal 2006 abbiamo sostenuto che solo un Governo, che abbiamo chiamato di “responsabilità nazionale”, ci avrebbe fatto recuperare il tempo perduto; che solo un'ampia maggioranza trasversale avrebbe potuto parlare apertamente al Paese, mettendo in atto le riforme indispensabili al fine di evitare il peggio.

Monti chiama il suo Governo di “impegno nazionale”, ma la sostanza non cambia.

Avevamo visto lontano e, ci dispiace dirlo, ecco il perché del Governo Monti, ora. Un Governo che ci ha ridato rapidamente credibilità internazionale ma che adesso deve prendere tutte quelle decisioni che non sono state assunte prima solo per puri conti, o meglio, tornaconti elettorali, a scapito degli interessi del Paese.

Se per fare il bene del Paese, un Partito dovesse rischiare una parte del consenso elettorale, avrebbe il dovere di farlo. Fino ad oggi, a tutti i livelli, l'UDC lo ha fatto e per il futuro dovrà continuare con forza e convinzione.

Rispetto a questa fase politica nazionale, siamo stati premonitori prima, e trainanti poi di una fase che ha visto la nascita del Terzo Polo e la scomposizione - in parte - dei gruppi parlamentari che hanno portato alla fine del Governo Berlusconi, targato e condizionato dalla LEGA NORD.

Non mi soffermo sui tagli lineari, sul federalismo demagogico, sulle quote latte - dove noi abbiamo tenuto un comportamento di grande responsabilità - dico solo che adesso non possiamo che guardare avanti, consapevoli di cosa serve al Paese, superare gli errori del passato ed agire nell'interesse di tutti.

Io spero e mi auguro, che questa fase politica metta in sicurezza l'Italia ma sono certo che per il rilancio ci sia bisogno di almeno un'altra legislatura di riforme condivise e probabilmente di sacrifici.

Se vogliamo consegnare ai giovani un Paese sano, con un futuro sereno, non possiamo immaginare la prossima legislatura come le ultime. Serve una legislatura di ampia coalizione, la più ampia possibile, su un programma necessario ed utile per il Paese. Solo dopo si potrà tornare ad un confronto politico a tutto campo. Questa veloce premessa sulla politica nazionale ci fa capire che anche il Friuli- Venezia Giulia, regione a statuto speciale, con alleanze più consolidate e con il nostro Partito fortemente impegnato a più livelli, deve tenerne conto.

Da qui, la necessità di un Congresso di vero approfondimento sulla linea politica, sui temi e gli argomenti di interesse pubblico e generale.

Per realizzare tutto questo nel miglior modo possibile, al termine di questa giornata congressuale, i segnali ed i messaggi dell'UDC dovranno essere chiari, gli organi eletti dovranno essere composti da persone determinate ad impegnarsi seriamente, stimolate alla partecipazione attiva e disposte ad un confronto costruttivo.

Il futuro non dovrà più vedere il nostro Partito rappresentato da posizioni, atteggiamenti e comportamenti diversi a tal punto da divenire contrapposti, come - troppo spesso- è accaduto in questi ultimi tempi. Il Partito non potrà e non dovrà giustificare atteggiamenti e prese di posizione personali, dovrà invece vedere tutti uniti ed in grado di parlare uno stesso linguaggio. Per farlo, dobbiamo essere chiari e sinceri fino in fondo, dire tutto quello che pensiamo, quale partito vogliamo e come lo vogliamo.

Credo fermamente a questo approccio, motivo per cui intendo - per primo - dire oggi ciò che penso in maniera onesta. Potrebbe non piacere e, probabilmente non piacerà, ma sono certo che servirà.

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Quest'oggi si celebra il 4° Congresso Regionale dell'UDC. Tutto iniziò nel 2002, in quel di Udine, a partire da uno sparuto gruppo di persone che reggevano il confronto esterno solo grazie alle solide relazionipersonali e superando la difficile fusione dei tre partiti costitutivi dell'UDC. Passando, a seguire, attraverso le traumatiche elezioni regionali del 2003 (Tondo), proseguendo con il 2° Congresso Regionale di Cividale del 2005 ed, infine, con il 3° del 2007, propedeutico alle regionali del 2008, che hanno sancito il nostro determinante ruolo per l'elezione del Presidente Tondo alla guida della Regione e la nostra prima vera partecipazione in Maggioranza.

Tutti questi passaggi sono stati contraddistinti da gestioni unitarie, con un crescendo di responsabilità nei ruoli istituzionali per i nostri rappresentanti e con aperture determinanti a persone che hanno scelto di condividere il nostro percorso. Aperture che personalmente ho sostenuto con sincera convinzione, affrontando peraltro non poche difficoltà all'interno del Partito.

Molti di voi sanno che alcuni passaggi successivi a questo periodo di crescita dell'UDC sono stati per me una delusione politica e fonte di amarezza personale ma con franchezza dico che, dovessi tornare indietro, rifarei lo stesso percorso, in quanto la crescita di un Partito non può che avvenire attraverso una buona politica e un'apertura sempre e comunque a tutti, per il semplice fatto che - come ho sempre sostenuto - dobbiamo tutti metterci in discussione.

Per questa ragione, la mia scelta in questa assise sarà una scelta di sintonia.

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Cosa ci si aspetta, da qui in avanti, come partito?
  • innanzitutto, la tornata amministrativa che farà da cuscinetto alle elezioni regionali e probabilmente a quelle nazionali;
  • il completamento dell'attuale legislatura regionale con tutte le emergenze che ci troviamo davanti;
  • e, soprattutto, come ci incammineremo verso il 2013.
E' evidente che nulla sarà come prima, anche a livello regionale.

Le elezioni amministrative, che sono ormai alle porte, non potranno - a mio avviso - prevedere uno schema fisso in termini di alleanze da calare dall'alto nei comuni al voto, bensì sarà necessario:
  • come abbiamo sempre fatto, lasciare la più totale autonomia ai dirigenti locali in quanto, nessuno meglio di loro conosce la situazione particolare;
  • prevedendo la presenza di molte liste civiche, sarà fondamentale basare la nostra adesione e partecipazione su programmi e proposte omogenee di interesse locale, e sarà auspicabile che sia proprio l'UDC a presentare quelle proposte su cui confrontarsi con i potenziali alleati.
Per quanto riguarda la conclusione dell'attuale legislatura, il nostro Partito - come sempre - sarà coerente e leale con gli elettori e con gli alleati.

Non nascondo però una certa irritazione per l'eccessivo protagonismo di alcuni alleati che non hanno aiutato la coalizione e solo il nostro senso di responsabilità e moderazione, hanno permesso che, su alcuni temi, il confronto non degenerasse. Sono convinto, peraltro, che per questo finale di legislatura serva una forte accelerazione che noi pensiamo si debba caratterizzare in più punti:
  1. una risposta forte attraverso una deregulation sulla insostenibile burocrazia che opprime non solo le attività produttive a tutti i livelli, ma anche quella dei singoli cittadini;
  2. la necessità di risposte immediate in tema di sanità, con una riforma che va fatta, ma che soddisfi le reali esigenze dei malati e di tutto il comparto, per omogeneità e qualità di servizio.
Su questi punti - e mi rivolgo al Presidente Tondo - da qui a fine legislatura, siamo pronti ad assumerci, anche direttamente, le nostre responsabilità.

Viene da sé, che parlare ora di alleanze per il 2013 appare inverosimile, per le considerazioni di stampo politico generale che facevo prima e per la necessità di un’analisi sul quadro politico regionale. E' evidente a tutti, e se così non fosse, è evidente a noi, che l'attuale quadro politico di Maggioranza Regionale - così come si presenta - non e' più riproponibile.

Non lo è, non solo per i mutamenti a livello nazionale ma anche per le scomposizioni avvenute nel Partito di Maggioranza Relativa in Regione con la conseguente nascita di nuove formazioni politiche, e per la distanza che, al netto dei buoni rapporti personali con il Segretario Regionale, sempre più ci separa dalla LEGA NORD.

Non possiamo però non riconoscere che in questi anni siamo stati al Governo della Regione e, nel bene e nel male, siamo stati anche noi protagonisti di quel percorso. Voglio ricordare qui la scelta fatta in controtendenza al livello nazionale: a fronte dei consistenti tagli, la nostra presenza ha consentito di aumentare a bilancio regionale la posta nel capitolo per il sostegno alla famiglia, e siamo stati protagonisti anche in altri settori che qui non cito, ma che sono certo, verranno ripresi dai nostri rappresentanti regionali.

La nostra Regione non sarà esentata dalle difficoltà generali che ci sono e ci saranno in futuro, pertanto pensare ad una proposta politico-programmatica omogenea, che affronti i nodi irrisolti della nostra Regione e le tematiche più urgenti, potrebbe consentire, per il futuro, il coinvolgimento di più soggetti politici.

Come a livello nazionale, altrettanto in Regione, confido nel senso di responsabilità, anche da parte dei partiti di opposizione. Infatti, pur capendo il ruolo che questi hanno, non credo che un atteggiamento prevenuto possa in questo momento rispondere al sentire comune.

Ma torniamo a noi, al nostro Congresso

Per l'immediato, dobbiamo focalizzare la nostra attenzione sulle istanze urgenti e, come dicevo all'inizio, individuare e comunicare una posizione, una posizione di Partito, frutto del massimo approfondimento. Ma una posizione di Partito che sia UNA, inequivocabile, consentendo così a tutti i dirigenti di esprimersi in sintonia, e soprattutto di raccordarsi ai vari livelli con alleati e non, con la doverosa chiarezza e concretezza.

Penso alle seguenti questioni:
  • Regione Autonoma FVG: la sua specialità, come difenderla? come giustificarla?
  • PORTUALITA’ e ruolo di TRIESTE: quale rapporto con gli investitori privati?
  • FERRIERA di SERVOLA: esistono ancora le ragioni per una difesa ad oltranza o non sarebbe meglio guardare ad altre soluzioni? E se sì, come ci poniamo nei confronti della crisi occupazionale?
  • Ruolo di PROVINCE, COMUNI, COMUNITA’ MONTANE, ASTER, ATO, CONSORZI vari, UNIONE dei COMUNI, Montagna.
  • TAGLIAMENTO e la sua incompiuta soluzione, per non dover piangere in futuro e andando alla ricerca della colpe.
  • RICERCA ed INNOVAZIONE: in questo momento di difficoltà finanziaria, investire? e, se sì, quanto? Senza ricerca ed innovazione è difficile guardare lontano.
  • POLITICA ENERGETICA (costo dell'energia/competitività aziendale con l'estero/posti di lavoro):
    • Elettrodotti: coniugare le esigenze con le ragioni del territorio, fino a che punto?
    • Rigassificatori: è una questione solamente Triestino- Monfalconese?
    • Nucleare (Krsko): possiamo far finta che non ci riguarda, che e' distante?
    • Fotovoltaico: certamente auspicabile, ma quanto deve pagare il settore primario?
  • COMMERCIO: Aperture, grande distribuzione, paesi di montagna e generi di prima necessità.
  • OCCUPAZIONE e SVILUPPO: per i giovani e gli over 40. So che non ci sono ricette ma spetta noi fare proposte concrete.
A proposito di queste tematiche voglio ricordare l'incontro di sabato 4 febbraio con le Categorie Economiche, che ci ha permesso di raccogliere come Partito molti spunti, alcuni riportati proprio in questa relazione. Spunti autorevoli che dovranno impegnarci seriamente.

E qui voglio fare un richiamo a tutti i dirigenti del nostro Partito che hanno disertato l'incontro: non aver partecipato significa aver perso una grande occasione per conoscere di prima mano criticità e suggerimenti importanti del mondo del lavoro e della produzione. Spero, d’ora in avanti, che chi accetterà ruoli istituzionali e di Partito sappia cogliere tutte le future occasioni con passione e spirito di servizio.
  • IMMIGRAZIONE: "IUS SOLI" Sì ad approfondimenti interni, ma che sfocino in documenti targati UDC. Non copiamo quelli degli altri e, ancor meno, se espressione di posizioni solitamente distanti da noi.
  • COPPIE di FATTO e TESTAMENTO BIOLOGICO: quanto devono impegnare e quanto liberare la coscienza dei singoli?
Non possiamo nasconderci a questi temi, li dobbiamo affrontare. Se argomenti come questi concorrono o comprendono una nostra presenza in alleanze ancorchè amministrative, anche se periferiche, nessuno può sentirsi auto- referenziato a decidere, ma solo gli organi eletti. E di questi ed altri argomenti: QUALI SONO LE QUESTIONI NON NEGOZIABILI? Dobbiamo deciderlo:
  • PALETTI,
  • ALLEANZE,
  • CONTENUTI delle ALLEANZE.
Faccio un richiamo a quanto detto ricordando l’esortazione dell'Arcivescovo di Udine agli amministratori e alla politica per un ritorno alla COERENZA, per un futuro migliore a famiglie, giovani, bambini. Ed ancora:
  • LEGGE ELETTORALE: Candidature Sindaci,
  • SINDACI: uso e rispetto delle Fasce Tricolori.
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A fronte di questa situazione: QUALE PARTITO SERVE, SECONDO VOI?

Secondo me, è opportuno che da questo Congresso si affermi una classe dirigente legittimata al 100%, in tutto il suo contesto, nel contenuto e nelle regole. Non possiamo ricreare le condizioni degli ultimi anni, dove - la seppur condivisibile apertura a 360° a favore della crescita interna - ha portato a risultati che non hanno prodotto quanto ci si aspettava. Non ci si improvvisa Partito, né Dirigenti, e - aggiungo io- nemmeno Politici, in quanto per esserlo è d’obbligo un percorso diverso da quello intrapreso negli ultimi tempi. Eccezion fatta per i geni.

E non possiamo permetterci il ripetersi di scelte che portino il consenso del Partito a causare la totale assenza dei nostri rappresentanti nelle assemblee più significative.

Il messaggio che negli ultimi 20 anni è passato della politica e del suo impegno è stato un messaggio devastante, soprattutto per i giovani. Ci vorrà molto tempo per spiegare che con la politica si può fare molto per il Paese e che si possono avere anche tante soddisfazioni personali, ma che per raggiungerle ci vuole molto impegno, tanto lavoro, sacrificio, ampia conoscenza dei problemi e stare in mezzo ai cittadini, accettando le critiche.

Anche noi siamo stati travolti da questo fiume in piena che pareva inarrestabile e che invece ha rotto gli argini, ma ora possiamo ripartire, lo possiamo fare bene e prima degli altri, inviando all'opinione pubblica e all'elettorato un messaggio chiaro e inconfutabile, in un momento in cui l'anti-politica impera ed il populismo e la demagogia dettano legge.

Il nostro Paese è sovraccarico di leaderismo, e sappiamo che il leaderismo passa, noi invece dobbiamo aspirare alla costruzione di qualcosa che rimanga. Per fare questo non si devono ripetere i fatti e gli atteggiamenti personalistici del passato.

Bisogna essere consapevoli che le indicazioni degli organi di Partito sono l'espressione della volontà della base e non possono essere disattesi, che gli eletti nelle istituzioni non rappresentano loro stessi o i loro interessi intesi come idee ma qualcosa di più vasto che ha contribuito alla loro riuscita.

Nessun gruppo può sentirsi auto-referenziato per alcun motivo e non può essere insofferente al contesto nel quale si trova. Se saremo tutti, e sottolineo tutti, consapevoli di questo e della necessità che per fare tutto ciò serve anche un vero rinnovamento, allora riusciremo a costruire un percorso credibile, non certo facile, ma credibile. Ma per essere credibili bisogna che alle affermazioni seguano i fatti.

In un mondo dove tutti pensano che bisogna cambiare, che bisogna rinnovare ma che a farlo debbano essere sempre gli altri, io penso che noi per primi dobbiamo farlo e lo dobbiamo fare in questo Congresso.

Come dobbiamo essere coerenti nel ridurre i costi della politica, politici inclusi, dobbiamo avere il coraggio di prevedere il limite dei mandati, a partire dalle città capoluogo fino al Parlamento. Introdurre la meritocrazia, designando nella gestione delle istituzioni solo gli eletti e, dove esistono le condizioni politiche, prevedere l’inserimento dei primi dei non eletti, in quanto - pure loro - protagonisti del risultato complessivo del Partito.

Personalmente, sono sempre stato contrario in quanto questo in passato avveniva naturalmente ma con la cristallizzazione della politica attuale, se non vogliamo che la società civile e produttiva resti alla finestra, se non vogliamo che i giovani impegnati non invecchino con le loro speranze fino a farle diventare illusioni, almeno all’interno del nostro Partito lo dobbiamo fare.

Tutti dobbiamo essere consapevoli che il Partito è il mezzo, non il fine, e che il fine è il bene comune.

Per questo, nel momento in cui intorno alla mia persona sento e so di avere un ampio consenso anche rispetto al passato, ritengo dopo tre mandati, di non ripresentare la mia candidatura alla Segreteria Regionale per tutte le motivazioni in premessa.

Lo ritengo dovuto agli amici, sulla scia di quanto già avviato al Congresso Provinciale di Udine, dove si sono valorizzati giovani ed amministratori che faranno sicuramente bene. Tutti sono utili, nessuno è indispensabile. Se così non fosse avremmo sbagliato tutto. Se chi è al vertice non sa farsi superare da chi sta crescendo con lui: o non ha lavorato per il fine, o non ha voluto lavorare per il fine.

Per chiarezza, Presidente Casini, Segretario Cesa, caro Pier, caro Lorenzo, qui non ci sono i Renzi di turno, qui ci sono solo persone normali ma responsabili, che vogliono il bene del Partito e la sua crescita, consapevoli che ai Leaders riconosciuti non serve chiedere di continuare a guidare, perché sta nelle cose, ma ai tanti bravi e capaci politici normali, come tanti di noi, è giusto chiedere di contribuire al rinnovamento del Partito.

Ognuno di noi è convinto di aver dato tanto al Partito, e probabilmente è così, ma molti di noi hanno anche avuto tanto, se non tutto, dal Partito. Per questa ragione non sono ammesse amnesie.

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Cari Delegati, mi rivolgo a voi in quanto siete depositari del futuro immediato del Partito e quindi del futuro Partito Regionale. Un Partito che non è detto debba rimanere tale a lungo ma che potrebbe, per il bene dell'Italia, essere promotore, come lo è stato per il Terzo Polo, di una più vasta area moderata volta a salvare prima, e rilanciare poi, il nostro Paese.

Se questa è la situazione, e per me lo è, allora non abbiamo margini, non possiamo fingere, dobbiamo solo andare avanti e permettere a chi vorrà condividere la nostra avventura di camminare non dietro di noi, ma al nostro fianco.

Con il massimo rispetto per tutti, penso sia giusto però che ognuno segua le proprie convinzioni. Se dobbiamo farlo, consumiamo fino in fondo questo rito, ma facciamolo bene.

Infine, un invito. Un invito a credere, ad osare, ad andare avanti, a dire che il Partito va prima costruito, poi mantenuto ed infine va difeso.

Non ho un sogno ma una speranza sì; spero che questa sera tutti escano da questo Congresso più convinti, determinati, coraggiosi e soprattutto pensando alla nostra Regione ed all’Italia, orgogliosi di appartenere all'UDC.

(Onorevole Angelo Compagnon)

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