venerdì 18 novembre 2011

Dichiarazione di voto

Intervento dell'onorevole Pier Ferdinando Casini
in dichiarazione di voto sulla fiducia al nuovo governo.

Seduta di oggi 18/11/2011

Signor Presidente, vorrei fare qualche considerazione, che non intendo rivolgere solo al Presidente del Consiglio e ai ministri, ma che vorrei rivolgere anche all'onorevole Bersani, all’onorevole Alfano e, naturalmente, a tutti i colleghi che, con passione, anche con travaglio, ma con serietà, oggi sono qui, in questo passaggio, che è uno snodo della nostra vita nazionale.

Penso che il Presidente del Consiglio, nella sua replica, abbia dimostrato che si può sussurrare dicendo cose molto forti. Credo che la nostra mente oggi dovrebbe andare a questi quattro anni che abbiamo vissuto, non certo per riaprire ferite, non certo per rivendicare primati per chi sta all'opposizione o per chi ha legittimamente governato grazie alle scelte degli elettori.

Non è il momento: avremo tempo, ci saranno competizioni elettorali, ci sarà la possibilità di riflettere con forza e con passione su quello che sono stati questi quattro anni. In quest'Aula abbiamo votato 51 volte la sfiducia al Governo Berlusconi, per cui penso che oggi esprimere dei giudizi sarebbe del tutto pleonastico. Tutti sanno, tutti gli italiani che ci ascoltano sanno benissimo cosa pensiamo.

Ma una classe dirigente che guarda sempre indietro e non sa mai superare le polemiche, una classe dirigente di questo tipo, è una classe dirigente destinata a perdere e ad affossare il proprio Paese.

Siamo chiamati oggi, non loro, ma noi con loro, a pacificare la nazione, a rendere coesa l'Italia, a legare ad un destino comune tutti i nati sul territorio della nostra Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l’Italia)! Coesione e integrazione. In una parola, colleghi, siamo chiamati a ricucire l'Italia dopo troppe polemiche, dopo troppe risse, dopo tante incomprensioni. Si volta pagina nel nome dell'Italia e degli italiani. Questa pagina la gira il Parlamento che riassume in sé la volontà del popolo.

(segue)

Cosa vuole la gente? Vuole un armistizio, una pausa, una pacificazione, un lavoro comune. Altro che dualismo tra tecnici e politici. Questa contrapposizione è incongrua almeno quanto l'evocazione dei poteri forti. Si rassicuri, Presidente Monti, è un’evocazione che ricorre ad intermittenza nelle vicende della politica italiana perché è un alibi per chi fallisce. È più facile prendersela contro nemici invisibili o costruirseli a tavolino che assumersi la responsabilità di un esame di coscienza (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l’Italia).

Oggi siamo qui, voi e noi, voi che avete sostenuto il Governo e noi che lo abbiamo contrastato, ad assumerci le nostre responsabilità. Tutto il resto è una perdita di tempo, è polemica strumentale.

Un ex Presidente del Consiglio, un amico di molti di noi, nei giorni scorsi ha detto: “È giusto, buono, il Governo Monti, ma nasce sulla sconfitta della politica”. Mi permetto di correggerlo. Io penso che la sconfitta della politica sia costituita dai Governi che, dopo avere suscitato tante aspettative nella gente durante la campagna elettorale, le deludono nel corso del loro operato. Lì nasce la sconfitta della politica, lì vi è la delegittimazione della politica. Questa è la nostra vera sconfitta e questo, purtroppo, è capitato in passato troppo spesso.

Non introduciamo, dunque, nel nostro dibattito odiose distinzioni, finte contrapposizioni. Qui non vi sono tecnici, vi sono le eccellenze professionali dell'Italia migliore, pubbliche e private, vi sono tutti, il prospetto è ampio, vi sono le eccellenze insieme a noi - che dovremmo essere, di per sé, eccellenze, se lo dimostriamo, perché altrimenti ci diamo “la zappa sui piedi” -, perché insieme dobbiamo salvare l'Italia.

Questo Governo - lo voglio ribadire perché non vorrei che esaurissimo tutte le procedure con la chiama dei “sì” e dei “no”, ci vuole consapevolezza - nasce da un atto straordinario di volontà politica. Qui discuteremo i provvedimenti del Governo, qui li emenderemo, qui, mandando in soffitta, almeno temporaneamente, gli scontri ideologici, ci assumeremo la responsabilità, insieme al Governo, di risolvere o di avviare a soluzione la crisi italiana. Tutti sappiamo ciò che ci divide. Oggi, però, dobbiamo rimuovere gli ostacoli e privilegiare un minimo comune denominatore di riforme condivise.

Qui vorrei evocare, onorevole Presidente, le parti sociali. La crisi ha evidenziato un grande protagonismo delle parti sociali. Guai a giocare la carta della divisione del mondo del lavoro. Nessuno può pensare che sacrifici e scelte impopolari siano favorite da spaccature ideologiche nel sindacato o tra i lavoratori (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l’Italia). Noi dobbiamo lavorare esattamente nella direzione opposta per creare con le forze sociali la coesione attorno al lavoro del Governo.

C’è un ruolo centrale, onorevoli colleghi, per il Parlamento. Le Camere sono umiliate dall'inefficienza, dalla scarsa produttività di questi mesi, non certo dal Governo dei tecnici. Il Presidente del Consiglio Monti, peraltro, ci ha dimostrato ieri ed oggi che è tutto salvo che un tecnico, perché è stato più raffinato di noi politici nel dare dei messaggi, tutti politici e poco tecnici (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l’Italia).

È un’occasione irripetibile! È un'occasione irripetibile: non sprechiamola e non pensiamo che quest’occasione sia solo uno stato di necessità che accettiamo con il mal di pancia. Guai! Guai, onorevoli colleghi! Qualche settimana fa in quest'Aula - non so se vi ricordate - parlammo dell'antipolitica ed io dissi che l'ondata antipolitica avrebbe travolto tutti, senza distinzione di ruoli tra maggioranza e opposizioni.

Oggi gli alibi sono finiti. Tutti non possiamo più avere facili alibi e questo lo voglio dire anche in riferimento al Presidente del Consiglio uscente, l’onorevole Berlusconi, che saluto. Tutti ci siamo nascosti dietro gli alibi: tutti ci siamo nascosti dietro Berlusconi. Si è nascosta la maggioranza e si è nascosta anche l'opposizione. Oggi non ci sono più alibi per nessuno. La storia è destinata a cambiare ed è nelle nostre mani, sempre che sappiamo assumerci seriamente le nostre responsabilità.

Voglio, poi, dire alle forze politiche di destra e di sinistra che dal grado di sostegno a questo Governo e dalla responsabilità nel sostenere scelte impopolari, nasceranno o meno nuove alleanze politiche, matureranno sintonie inedite, non da altro. È finita l'epoca degli ideologismi, è finita l'epoca degli schemi: destra, sinistra e centro non contano e non sono assolutamente rappresentativi di nulla. Dal modo con cui noi sosterremo, sui provvedimenti concreti, l'azione di quest’Esecutivo, si delineerà e si dipanerà il futuro della politica italiana: mai più coalizioni contro qualcuno o per qualcuno.

Mi accingo a concludere, signor Presidente, ma prima vorrei anch'io, come l'onorevole Bocchino, rivolgere un omaggio deferente al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (Applausi), che, con il suo scrupolo istituzionale e la sua intelligenza politica, ha assecondato e favorito questo esito, nel rispetto di chi ha vinto le elezioni, che, non dimentichiamolo, è la coalizione dell'onorevole Berlusconi, e di chi ha responsabilmente svolto il suo ruolo critico in quest'Aula.

Signor Presidente del Consiglio, l'Unione di Centro, come detto dall'onorevole Galletti in precedenza, ed il Terzo Polo non le lesineranno la fiducia, condizionandola al merito di questo o quel provvedimento.

Non vogliamo mettere alcuna spada di Damocle sulla testa del Governo. C'è un disegno generale di politica economica e di politica europea, che condividiamo, e lavoreremo in Parlamento per realizzarlo insieme e con voi.
 

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