La sicurezza sul lavoro è un dovere sociale
e dev'essere
AL PRIMO POSTO
di qualunque agenda
di qualunque governo
Come sappiamo, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è sempre in prima linea quando si parla di dignità del lavoro e dei lavoratori. Oggi, nella ricorrenza del quinto anniversario del disastro di Campello sul Clitunno in cui persero la vita quattro lavoratori, mentre inviava al Sindaco Paolo Pacifici un messaggio di "vivo apprezzamento per le iniziative promosse in questi anni dall'Amministrazione comunale in ricordo delle vittime e delle drammatiche circostanze di quell'evento", oggi, proprio oggi, sono morti altri tre lavoratori, in incidenti avvenuti a Dalmine, Oristano e Roma.
Sono incidenti che uniscono tragicamente l'Italia in unico filo di tragedia e di dolore, e sono incidenti che non devono essere dimenticati oppure fatti passare in silenzio, perchè dobbiamo finirla con la litania della "tragica fatalità".
Il Capo dello Stato sottolinea che "confido molto che l'aver raccolto in un agile volume le immagini agghiaccianti di quella tragedia, dell'immenso dolore delle famiglie delle vittime e della commossa partecipazione di tutti i cittadini, possa contribuire a sollecitare, particolarmente in questo scorcio d'anno ancora funestato da eventi gravissimi, la dovuta attenzione ai temi della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro".
Prosegue il Presidente Napolitano dicendo che "al di là della drammatica complessità dei fatti e delle conseguenti difficoltà nell'accertamento - essenziale perché possa esservi giustizia - delle responsabilità che simili eventi spesso presentano, va in ogni caso rifiutata l'idea che si tratti comunque di inevitabili tragiche fatalità. Né alcun cedimento è ammissibile per ciò che deve essere l'impegno di tutti - istituzioni pubbliche, anche locali, mondo delle imprese, pubblica opinione - insieme con la vigile consapevolezza degli operatori, affinché la sicurezza e la dignità del lavoro abbiano quella valenza primaria che la Costituzione pone a fondamento della Repubblica".
Ascoltiamolo.
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